poesia

Una carezza.
La mano sfiora la guancia.
Vicino a te, la vita.
È delizia la persona,
il sorriso illusione.
Le parole scivolano
in questa solitudine
romantica.
Il mare, la giovinezza
l’estate mi mancano,
il tuo ricordo m’assale.
È desiderio di felicità,
sentire il riserbo
sciogliersi in te.
Amarti è poesia.


A.P.

le tue labbra

Una notte tornerò a pensarti.
Il tempo sarà dolce e tenero
come le tue labbra.
Un bacio e tutto sarà di nuovo.
Lo stesso coinvolgimento.
La stessa passione per te,
oh donna!


A.P.

Dimenticarti

DIMENTICARTI


Dimenticare il bene che ti voglio.
Partire e non vederti più.
Aggiungere dolore al dolore.
L’amore come punizione
per aver voluto sognare ancora.
Ragazzo, ricordo, sopra la collina
a picco sul mare, il castello di Populonia;
ed io,sulla torre, circondato dal vento,
un Dio pagano.
Il sole mi inondava di luce
ed i suoi raggi, sulla pelle dorata,
davano calore;
dinnanzi a me, immenso, il mare;
alle spalle,il pianto di antiche necropoli
e nel futuro vita, vita, vita!
Ed ora rinunciare al tuo volto
che stasera, sotto una pioggia di stelle,
avrei voluto baciare?
E non immergere più i miei occhi
nell’ambra dei tuoi.?
Il mio amore è guardarti
e amare i tuoi difetti.
È non vederti ed essere triste.
Vederti e scivolare nella tenerezza
nel desiderio…


A.P.

20 ottobre 1979

20 ottobre 1979

Il ricordo è un fiume
al contrario.
La chiesa al paese,
quel abito bianco,
l’emozione sul volto
e tuo padre accanto.
Io, impacciato,
ti guardo.
Sotto lenti scure,
mio padre piange,
le madri raggianti
per l’obbiettivo raggiunto.
Il ricordo è un fiume
al contrario
che risale la valle
e la vita.


A.P.

Masturbazione


Tu
e la tua sensualità nella mia notte.
La stanza buia.
Il silenzio delle stelle.
La tua immagine,
i capelli,
la pelle ebano,
l’isole bianche del pudore.
Poi il calore dell’amore
per il tuo essere donna.
La fine del ricordo.
La stanza buia.
La tua assenza.
Il sonno.

A.P.

Se fossi un angelo

Passeggiando, un giorno, per la campagna
ho immaginato, noi due distesi
sopra il prato verde della fantasia.
Tu, la testa sul mio petto,
ascoltavi e ti beavi compiaciuta
delle parole d’amore del cuore.
Io, non ero io,
ma quello che avrei voluto essere;
un eroe coraggioso e nobile,
un amante tenero e forte,
un angelo, che con la spada,
sfidando la morte, ti avrebbe dato,
fermando il tempo,
quello che più desideri: l’immortalità.


A.P.

Più di un bacio

Il telefono suona.
Chi sarà a quest’ora?
Ancor più di un bacio,
è la tua voce.....

A.P

Vivere

In quegli istanti
sono felice
e lo sai.
Quando leggi
e ti guardo
la vita è qui.
Che mi importa
del resto!
E’ importante
la tua bocca,
le tue labbra
sono importanti
e la fantasia, per ritornare
indietro nel tempo all’amore sognato.
La tua voce mi accarezza
sensuale.
Desiderio
di te
e di vederti serena
con me.
A.P.

La morte di mamma

Quando l’urlo della morte,
con un rantolo orribile,
uscì , con la vita,
dalla tua bocca muta,
non fu pianto, ma dolcezza.
Consapevolezza che la foglia
cade,
che la vita, da quel ventre ,
ormai infecondo, generata,
era la mia,
che tutto il mio amore
era lì, nel mio sguardo
verso quegli occhi chiusi,
quel volto,
quelle membra abbandonate.
Oh mamma, piangerò.
A.P.

L'amicizia

Vent’anni trascorsi da un pezzo
e vorrei un amore.
Un amore per vivere,
tenero come un biscotto
inzuppato di the
e dolce di zucchero.
Vorrei un amore per vivere
la nostra amicizia
il giorno
ed i miei sogni
la notte.
Vivere nei tuoi occhi
la mia storia.
Sentire musica
nelle tue parole.
Un amore per vivere
la disperazione del tempo
che corrode.
E che perdoni
le mie imperdonabili sciocchezze.

A.P.

P.S. I tuoi occhi sono bellissimi.

Mattinata al mare

Una chiara mattina d’inverno
l’onda arriva stanca
sulla spiaggia di ghiaia.
Nell’ora che sale,
l’aria fresca si dilata.
Fra me e l’orizzonte
un ultima barca
rientra di fretta,
mentre il tempo si ripete
nel silenzio monocorde
della risacca.
Perché ,allora, quest’ansia?
Questo correre
verso desideri d’infinito
per fermarsi al tuo volto?
Vento impetuoso
sulle mie lacrime;
marosi che si rincorrono
e sbattono con violenza
bagnando il cielo.
Poi i tuoi occhi d’amore.
La felicità dietro l’angolo
di un poligono senza fine.
L’illusione che cade nella fossa
dell’illusioni.


A.P.

L'attesa

Non sei venuta stasera.
Il vento, sospeso tra le foglie,
ti aspettava.
Il sole, con i colori romantici
è tramontato deluso.
Non sei venuta stasera.
E la notte, nera come i tuoi capelli,
illuminata da tremule stelle lucenti,
stava in silenzio.
Non sei venuta stasera.
Improvviso un trillo, un grillo,
riprende la via dei sogni
la fantasia.
La luna, come solitamente fa,
sorride nel cielo.


A.P.

La vita del fiume

Il fiume è alla foce.
Maestoso , superbo,
si scioglie , improvviso,
in canali di melma e dolore.
Il ricordo è un bimbo,
gli occhi gioiosi,
come l’acqua che scende,
spumeggiando, sui sassi,
che giovane canta
e si espande, irruenta,
a torrente.
Si stacca dal corso
un ramo che muore
e diviene memoria
nel bambino che aspetta,
irrequieto, il suo tempo.
Una ragazza, la prima,
incrocia il cammino.
L’acqua si scontra, rallenta ,
in un giovane abbraccio,
le bocche si cercano,
i cuori in tumulto.
Avanti,
il rimpianto è un sussurro
mai spento.
Ormai ci sono donne
nel percorso,
barche nella corrente,
pescatori sulle rive
ed una chiesa ed una sposa
che aspetta.
La foce è lontana.
Il fiume è la vita
tranquilla e serena.
Perché quella nuvola nera?
Un volto ed un addio
in una pioggia di lacrime .
Avanti.
Quanto tempo è passato?
Si sente il profumo del mare.
Una donna, un amore: l'ultimo.
A.P.

Un folletto d'estate

Io vent’anni, lei sette, c’incontrammo, un giorno del passato che non c’è mai stato, in un giardinetto inventato dalla fantasia di un folletto.
Estate.
-Bimba! La smetti di schizzare. –
- No! – Rispose la ragazzina, tutta ossa, occhi vivaci e capelli neri.
- Fai la dispettosa? Se ti prendo e ti rifilo due sculaccioni?-
- E invece non mi prendi. –
- Sei anche impertinente. – E faccio per muovermi.
Il mostriciattolo, però, lascia partire, dal suo congegno ad acqua, un ennesimo spruzzo che mi raggiunge al volto.
Corro per prenderla.
Lei si rifugia dietro un cancello : la sua casa.
Fa una linguaccia e saltella via.
Io continuo a passeggiare .
Un’ora dopo la vedo, ignara della mia presenza, camminare tranquilla con la sua arma.
D’improvviso le sono al fianco, le prendo un braccio.
-E ora? –
Lei mi guarda con occhioni sbalorditi, sembra un angioletto.
Poi mi molla un calcione che mi costringe a lasciarla.
Corre via veloce, ma io lo sono molto di più.
Sto per raggiungerla; percepisco la sua paura; decido di lasciarla andare.
Da dietro il cancello, ora sembra quasi sorridere.
Poi, di nuovo, la linguaccia.
Rido:- Ciao bimba. –
- Mi chiamo Annamaria – Risponde a sorpresa. – Ciao. -
Trent’anni sono passati o forse solo un giorno, oppure il tempo di sfogliare le pagine di un libro.
Magia e amore.
Annamaria ed io sdraiati sul prato del giardinetto, all’ombra dell’olmo vicino al fiume, la mano sul suo corpo di donna.
Lei mormora:- Questo è un giorno del futuro che non sarà mai. –
-Già – rispondo, baciandola lieve.- Domani tutto diverrà un ricordo vuoto. -
- Domani...-ripete lei mentre voluttuosamente si lascia carezzare. – sai, avevo capito che mi avresti lasciato andare, per questo ti dissi il mio nome. Com’eri buffo con le arie da grande che ti davi. –
E tu- sussurro – Eri una mocciosa e avevi due stecche per gambe. Ora sei la rosa del giardino. –
Poi melanconicamente – Vivere un giorno che non sarà mai, che follia! –
Per tutta risposta pone la testa sul mio petto, mi prende la mano e la porta al cuore.
La vita pulsa prepotente nel seno turgido..
Un refolo di vento corre su per il torrente muovendo le foglie dell’ olmo e scoprendo, dietro di queste, il folletto che sorride mentre scrive la parola – fine - alla storia che non c’è mai stata tra Antonio e Annamaria.

A.P.

Il caffè

La caffettiera bolle, sbuffando;
l’aroma si diffonde nella stanza.
Guardo la porta, dove spero
che tu, sorridente, appaia improvvisa.
Che dolcezza il tuo corpo!!
C’è dentro di me, una canzone
di gioia
che vorrei cantare al Mondo
e che parla di te.
Di come cammini,
di come penso tu sia…bella.
Intanto verso il caffè nella tazzina.
Se tu entrassi adesso!
Quante volte ti direi “ti voglio bene”.
E cercherei con i baci la tua bocca
sfuggente.
E terrei, tra le mie, le tue mani.
Specchio di una vita
forti, caparbie e timide,
desiderose anch’esse di tenerezze.
Due cucchiaini di zucchero.
Una pausa come per aspettare
qualcuno, che so, non verrà.
Andrò io, come sempre.
“Il caffè signora.”
“Come sei gentile, grazie.”


A.P.

Ti amo

Ebbene si, ti amo.
Come la farfalla il fiore
ed il fiore il sole
ed il sole la vita
a cui da calore.
E la morte la vita
tanto che se la prende
e la porta con sé.
Ebbene sì, ti amo.
Amo il tuo volto,
i tuoi occhi grandi,
timidi e provocanti.
Amo i tuoi fianchi sottili,
le tue spalle stupende e lisce
ed il tuo bacino, splendido porto,
dove si spengono gli affanni.
Ebbene si, ti amo.
Ma benché desideri
e sogni di sentire
i nostri sospiri procedere all’unisono
nell’atto che completa l’amore,
conscio di quello che siamo,
posso liberamente offrirti
solo due parole: ti amo

A.P.